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Visualizzazione dei post da ottobre, 2015

Ricordo di Cesare Curcio

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di Pietro Ingrao [Questo articolo di Pietro Ingrao è del 18 novembre 2004 e riguarda i suoi rapporti con la Calabria. L’articolo è disponibile — insieme a tutta l’opera del dirigente comunista scomparso il 27 settembre 2015 — sul sito http://www.pietroingrao.it/ . La foto, che ritrae Ingrao con alcuni iscritti alla sezione PCI di Pedace, è presa dal sito http://www.mmasciata.it/. Cesare Curcio, cui è dedicato l'articolo, è stato un antifascista, poi parlamentare del Partito Comunista. Anche quella dell'antifascismo calabrese è una storia tutta da recuperare e l'articolo di Ingrao ne è una testimonianza]. Ho conosciuto Cesare Curcio nel mese di marzo del 1943. In quel tempo io ero clandestino. Facevo parte da circa 5 anni di una organizzazione comunista, che agiva dagli anni trenta a Roma, e che aveva tra i suoi promotori Antonio e Pietro Amendola, (figli di Giovanni, martire antifascista assassinato da sicari di Mussolini) e Bruno Sanguinetti, Lucio Lombardo Radice

Un libro (in)dimenticato

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di Pierpaolo Cetera Nell’agosto del 1979, per i tipi della gloriosa casa editrice Lerici (“gloriosa” almeno per le proposte agli inizi della sua carriera), che aveva sede in via della Repubblica a Cosenza, uscì un volumetto di 230 pagine in un color aragosta (diciamolo, un po’ avveniristico, se confrontato con i grigi o bicromatici – ma sempre scuri! – colori di altre edizioni concorrenti ...), scritto da un antropologo dall’iter esistenziale particolare, autore di numerosi lavori che hanno fatto la storia “italiana” dell’antropologia negli anni del fine secolo: Gualtiero Harrison. Il titolo del libro era Nelle Mappe Della Calabria. Il sottotitolo recava la dicitura “scorribande antropologiche” … e la cosa già suscitava un certo interesse (almeno per i recenti “appassionati” alle discipline antropologiche, come il sottoscritto). Per certi aspetti l’opera in questione mi si presentava già dall’immagine usata (un vecchio portolano medievale; il grafico del volume era L. Marti

Il dono delle fate

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di Pierpaolo Cetera Delle complesse interconnessioni e legami tra il presente e il passato di un luogo e di una società ne è consapevole la gran parte delle donne e degli uomini dediti agli studi. Quel che sfugge, mi pare, è che il presente non sorge all’improvviso – come una Pallade Atena dalla testa di Zeus- e non è un’epifania: ogni cosa è legata con fili sottilissimi alle successioni temporali, ogni realtà è frutto perché ha radici. Anche un oggetto qualsiasi, che ci sta davanti agli occhi “qui e ora”, pur essendo manufatto da qualche giorno, da qualche mese o da qualche anno, rimanda a un intreccio che assomma la nostra esperienza collettiva con l’abilità e la conoscenza dell’individuo che l’ha progettato, del soggetto ( o i soggetti) che l’ha (hanno) realizzato; e tutto rimanda a chi vivendoci ne mostra l’utilità o la bellezza (o, per contro, l’abuso o lo sfregio) per la sua e la nostra vita. L’intelligenza dovrebbe esentarci dal culto feticistico delle origini e dell’