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Visualizzazione dei post da maggio, 2017

Carmine Abate

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Continuiamo ad arricchire le pagine del Laboratorio Camenzind con i contributi che Giuseppe Muraca ha dedicato alla letteratura calabrese. Muraca è ben conosciuto come critico letterario, attento soprattutto agli autori 'eterodossi' (come ad es. Luciano Bianciardi, cui ha dedicato una monografia). Egli ha svolto anche una intensa attività di promozione culturale, fondando riviste e case editrici, collaborando con intellettuali di diversa provenienza, e stando dunque da protagonista all'interno di un'ampia e vivace rete culturale. Dentro questa rete si colloca anche la sua collaborazione con l' " Ora locale ", la rivista fondata e diretta da Mario Alcaro -- una delle maggiori e più importanti esperienze nate in Calabria negli ultimi decenni e una delle voci protagoniste della rinascita 'meridiana' --, sulla quale Muraca ha pubblicato diversi articoli. Riprendiamo qui due contributi dedicati da Muraca a Carmine Abate , lo scrittore di Carfizzi il cu

Guerre meridiane

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Un 'vizio' del meridionale, se così si può dire, è quello di parlare di se stesso e degli altri meridionali come un tutt'uno, come se fossimo fatti tutti della stessa sostanza. Le distinzioni vere, quelle che sentiamo reali, sono quelle che riguardano il nostro rapporto con gli 'altri' non-meridionali: i settentrionali, i nordici. E' uno schema semplice, che spesso ci fa sentire "a casa", che ci rassicura, e che ha fatto anche la fortuna di programmi televisivi e canali youtube. E tuttavia, come ci ricorda continuamente la cronaca e come constatiamo tutti i giorni, i meridionali non sono tutti uguali. Non solo nel senso in cui ciò può valere per tutti gli uomini e per tutti i popoli. I meridionali non sono tutti uguali soprattutto con riguardo al loro rapporto col meridione stesso: c'è chi  il Meridione  lo invoca e lo cerca continuamente, anche da lontano, e chi invece se ne allontana e se ne dimentica, anche continuando a viverci tutti i gio

Mario La Cava

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[Con l’intenzione di aprire una galleria di ritratti dei nostri “maggiori” e di comporre una sorta di   Biblioteca meridiana , ripubblichiamo un articolo di Giuseppe Muraca dedicato a Mario La Cava. L’operazione di riedizione delle opere dello scrittore calabrese, cui Muraca fa riferimento, è stata purtroppo interrotta – anche a causa della grave malattia che ha colpito il curatore Renato Nisticò -- e non se ne trova più nemmeno traccia nel catalogo on-line di Donzelli. Oltre che un vero peccato, si tratta di un monito a non dimenticare che anche i piccoli segni di rinascita e di speranza hanno bisogno di essere curati nel tempo, altrimenti vanno perduti. Il recupero di questo breve scritto vuole andare in questa direzione ( tg )]. di Giuseppe Muraca Il localismo e il municipalismo sono stati per lungo tempo i tratti caratteristici della cultura (e quindi anche della letteratura) calabrese. Certo, non sono mancati alcuni isolati tentativi di segno contrario, ma in gene

Baroni e contadini

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Nel 1949, Giovanni Russo -- grande firma del "Mondo" di Mario Pannunzio e poi del "Corriere della Sera"-- giunge a Pietrapaola, uno dei tanti paesi della Calabria interna che guarda il mare dall'alto di una collina. E' una tappa di un lungo viaggio che Russo compie nell'Italia meridionale, nel corso del quale registra e racconta l'esistenza di una netta frattura tra coloro che sono costretti a lottare quotidianamente per un pezzo di pane e coloro che ne governano le vite e ne decidono le sorti. Baroni e contadini, appunto; "cafoni" e "padroni". E' il racconto di un'Italia "che fu", di cui però occorre conservare memoria perché è anche il racconto di un'Italia (e di un mondo) che ancora "è", con gli aggiornamenti e i cambiamenti del caso. Oppressi e oppressori oggi non si chiamano forse più "contadini" e "baroni". Usando altri nomi, tuttavia, il mondo continua a dividers