MAROCCO




Lungo le strade del Marocco 

ho visto una creatura di sabbia 

e pietre, su cui le donne si muovono

leggere, portando i loro fardelli,

avvolte nei veli colorati.

Silenziose si scostano 

dagli uomini che affollano i mercati

o che all'ombra aspettano il muezzin

che proclami l'ora della preghiera.

Solo i ragazzi sorridono 

mentre tornano dalla scuola

piroettando sulla bicicletta

o camminando senza fretta

lungo il ciglio della strada.


Mi accorgo di aver già vissuto 

il Marocco nel grido degli ambulanti

che giravano il paese carichi di tappeti,

e ancor più nella mia gente: 

accompagnando mia madre al fiume

dove lavava le coperte 

e poi le stendeva al sole sulle pietre;

andando incontro agli asini

su cui uomini cotti dalla fatica tornavano 

al focolare nell'ora del tramonto;

negli operai sulle 'nnajte 

di tavola, che costruivano le case

coi blocchetti di cemento.


Non è lontano, per me, il Marocco. 

Nelle sue facce olivastre, 

nelle sue attese operose, 

nei vicoli stretti tra le case

negli spazi riempiti dai giochi

dei bambini ad ogni ora

ritrovo ciò che siamo stati, 

ciò che siamo ancora.
















Commenti

  1. Gli ultimi due versi (sublimi) sono un progetto che condivido totalmente. Complimenti. Anche per le foto.

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