NON E' DELITTO PARLARE DEL "DELITTO DEL CIMITERO"

di Tommaso Greco



1. Esattamente due anni fa, il 21 luglio del 2021, l’amministrazione comunale del mio paese — Caloveto (Calabria) — fece tagliare, senza alcun preavviso, tutti i secolari cipressi del cimitero. 

2. Il 25 luglio pubblicai un articolo sul blog “Laboratorio Camenzind”, intitolandolo Il delitto del cimitero nel quale criticavo l'operato dell'amministrazione. 
Lo si può leggere a questo indirizzo: 

3. Il 20 agosto, insieme ad alcuni amici e compaesani, abbiamo organizzato una ma-nifestazione nel cimitero, alla quale, a causa del clima di paura e di intimidazione che si respira nel paese, hanno partecipato pochi coraggiosi residenti, e diversi calovetesi residenti altrove. In quella occasione abbiamo ascoltato alcune testimonianze e letto questo testo:

4. In una conferenza stampa “di metà mandato”, il 10 ottobre 2021, il sindaco del paese, l’agente della polizia di stato Umberto Mazza, annuncia di avermi querelato su mandato della giunta comunale, e mi accusa di essere “uno sparviero” che “si aggira” nei cieli del paese per seminare zizzania. Tra le altre cose, mi intima di «stare al mio posto» e di «avere rispetto di Caloveto e dei calovetesi». 
Il video della conferenza stampa lo si può trovare sulla pagina di CaloNotizie al seguente indirizzo: 
(il punto riguardante il cimitero e il sottoscritto si trova a partire dal minuto 21.35). 

5. Invece di aspettare che la cosa andasse nel dimenticatoio, sperando nella prescrizione come molti fanno in questi casi, tramite l’Avvocata Maria Grazia Senatore, alla quale mi ero affidato per averne assistenza legale, ho chiesto notizie sul procedimento a mio carico, con la conseguenza di essere immediatamente iscritto nel registro degli indagati. Il mio intento, infatti, era proprio che la Procura di Castrovillari potesse affrontare il “caso del cimitero”, con i suoi (molti) annessi e connessi. 

6. Pochi giorni fa – siamo quindi a luglio 2023 — sono stato portato a conoscenza della richiesta di archiviazione del procedimento a mio carico. In questo provvedimento si ritiene che l'articolo pubblicato rappresenti una contestazione del tutto legittima e che il sottoscritto, seppur con espressioni forti, si sia fatto portavoce di quella parte della cittadinanza contrariata dall’abbattimento dei cipressi. 
Dunque, la Procura non solo riconosce che le mie affermazioni non hanno nulla di diffamatorio, ma sottolinea che mi sono fatto carico di dare voce a tutti coloro che si sono sentiti feriti dalla grave azione dell’amministrazione. Per completezza di informazione, aggiungo che il procedimento penale a mio carico non è ancora stato definitivamente archiviato (bisogna aspettare la decisione del GIP), ma è già un importante risultato che il magistrato inquirente ritenga non sussistente l’ipotesi della diffamazione. 

7. Finita dunque questa vicenda, nella quale l’amministrazione comunale ha di fatto sprecato soldi dei contribuenti per atti di avvocati che potevano essere evitati (e non è nemmeno la prima volta), il “delitto del cimitero” attende ancora chiarimenti, considerato che tutte le giustificazioni che sono state date si sono rivelate inattendibili (richieste di cittadini, relazioni tecniche inesistenti), e che la spiegazione delle “radici che sono diverse da quelle dei cipressi toscani” (parole del sindaco nel corso della conferenza stampa di cui sopra: minuto 22.54 del video) può servire solo a renderci ridicoli nel resto del mondo. Ne riparleremo, dunque. 
Nel frattempo — a proposito del rispetto a cui sono stato richiamato io — forse, a distanza di due anni, si potrebbe avere almeno l’umiltà di chiedere scusa per la ferita inferta alla memoria e alla identità di Caloveto e dei calovetesi.




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