Post

Visualizzazione dei post da 2013

La faccia, la “razza” e il destino

Immagine
Dalle nostre parti, in Calabria, si sa: la faccia è una razza. Se vedo un bambino ne riconosco subito i tratti; so già “a chi appartiene”. È un metodo infallibile per riconoscere la gente: un dettaglio qualsiasi, un sopracciglio, l’apertura di un sorriso, uno sguardo scavato, l’andatura, dicono quasi tutto di un individuo, che trova in tal modo la sua collocazione e forse già il suo destino. Proprio per questo, qualcuno può sentirne un peso insopportabile. Ma la verità è un’altra: collocare una persona dentro una “razza” è un modo per includerlo, per dargli un volto più preciso rispetto a quello che si porta sulla faccia. Se viene inteso come collocazione in un destino già scritto, e quindi come annichilimento dei sogni del singolo, è solo perché si dimentica quanto, persino da queste parti, si creda nella possibilità di riscattarsi e di costruirsi il proprio destino, di far fruttare le proprie mani (anche se poi non si dice mai “quello è stato bravo”, ma piuttosto “quello ha fatto

In difesa dei muretti

Immagine
Da tempo pensavo a questo blog, che ho sempre associato al nome di Peter Camenzind. Peter Camenzind è il protagonista del primo romanzo pubblicato dallo scrittore tedesco Hermann Hesse: è un giovane che ha voglia di scoprire il mondo e che, dopo varie peregrinazioni, torna al suo paese. Si tratta, per lui – e per noi che ne leggiamo la storia – di un ritorno alla natura, alle Origini, allo sguardo meravigliato sul mondo. Vorrei che questo spazio virtuale, che oggi inizia le sue attività, fosse per tutti (innanzi tutto per i calovetesi) un’occasione di riflessioni e discussioni; vorrei che fosse uno spazio in cui si parla di storie e soprattutto di spazi, di strade, di piazze; vorrei che divenisse un luogo per parlare dei luoghi e delle persone che vi sostano o li percorrono o ci vivono. Delle loro storie, del loro passato e del loro futuro. I luoghi ci parlano e ci educano. Segnano la nostra vita più di quanto pensiamo o vediamo. Troppo spesso abbiamo dimenticato la loro