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CALABRIA IMPOSSIBILE? KAULÓN/MONASTERACE, IL TEMP(I)O IN 3D

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di Mario Ricca Passato Futuro Sul far della sera, un’imbarcazione naviga sullo Jonio. Sulla costa, più a nord di Locri Epizefiri, di fronte ai naviganti si staglia un promontorio smisurato che s’allunga nel mare, un indice titanico proteso tra i flutti. Approssimandosi alla terraferma, s’intravede sempre più nitida la sagoma di una città. Un tempio in lontananza occhieggia nella notte stellata, arretrato rispetto alla costa. La forma è imponente. Si contano sei colonne frontali. Danno verso il mare. Incorniciano da lontano il porto, sicuro e fortificato: punteggiato da luci d’avvistamento, nella notte sembra disegnare un merletto. È il confine marino dell’abitato, è Kaulón, la ricca colonia della Magna Graecia. I naviganti sono abitatori di un tempo sconosciuto, ancora indefinibile. Forse Greci, forse ignoti stranieri, che provengono da un tempo remoto, altro. La loro imbarcazione s’avvicina all’ingresso del porto, quando d’impr

Resistere al potere. Il dovere della disubbidienza

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di Tommaso Greco (Testo della lezione tenuta in Piazza dei Cavalieri il 5 ottobre 2010)     1. Mi rendo conto di quanto sia poco originale fare l’elo­gio della disubbidienza, in un Paese che se ne infischia delle regole, delle leggi e della Costituzione e in cui una buonissima fetta di popolazione (la maggioranza?) vive quotidianamente nella condizione dei personaggi di una recente vignetta di Ellekappa: “pare che agli italiani non importi nulla delle regole” – “Chissenefrega” chiosa l’altro inevitabilmente. Con quale pretesa di catturare il vostro interesse mi accingo ad elogiare la ‘resistenza’ alle leggi in un Paese in cui qualcuno, molto più autorevole di me, pensa quotidianamente a screditare la Costituzione e ha ingaggiato una lotta senza tregua contro i guardiani del sistema giuridico? Insomma, se c’è una cosa di cui davvero non si sente il bisogno è proprio l’elogio della disubbidienza. Ci sarebbe infatti bisogno, piuttosto, di una maggiore osserva