Non viviamo per essere salvi, viviamo per essere giusti
di Nicola Fiorita*
Ho atteso alcuni giorni prima di intervenire pubblicamente
sull’arresto del sindaco di Riace. Ho voluto prima leggere l’ordinanza del Gip,
ho voluto riflettere su tanti commenti, ho voluto lasciar sedimentare le mie
emozioni. Per diverse ragioni – non ultimo, il mio ruolo di docente di materie
giuridiche che insegna ai propri allievi il valore della legge, il diritto
della critica e dell’impegno per cambiare le norme ingiuste ma anche il dovere
di rispettarle finché vigenti – ho ritenuto di non poter confinarmi in uno
slogan (io sto con Mimmo Lucano, questo è certo) ma di dover articolare il mio
pensiero, distinguendo alcuni profili, a mio avviso i più rilevanti, della
vicenda.
C’è innanzitutto l’aspetto giuridico-formale. Posto che il Gip liquida molti
dei capi d’accusa (e inviterei tutti a soffermarsi su questo dato: è abbastanza
raro che un Procuratore capo sia così clamorosamente smentito in sede di
valutazione delle richieste di misura cautelare) e che la vicenda dei matrimoni
combinati è risibile (è davvero incredibile che per un (1) matrimonio forse
combinato e un (1) matrimonio suggerito e nemmeno celebrato si parli di
favoreggiamento dell’immigrazione clandestina) l’unica accusa rimasta in piedi
è quella relativa all’affidamento diretto del servizio di raccolta
differenziata a cooperative prive dei requisiti richiesti.
Rispetto a questa accusa Mimmo Lucano è un cittadino come tutti gli altri.
Dovrà difendersi secondo le regole, ha diritto ad essere considerato innocente
fino all’ultimo grado di giudizio e dovrà pagare nel caso abbia sbagliato. Si
può e si deve aggiungere che non gli viene contestato nessun arricchimento
personale, che l’affidamento riguarda un servizio erogato in un piccolissimo
centro abitato e quindi per importi molto contenuti e che è del tutto evidente
la sproporzione dei mezzi d’indagine utilizzati e della misura cautelare
applicata, ma chiunque – anche se vittima di un accanimento investigativo –
deve essere giudicato come tutti gli altri.
Accanto a queste considerazioni ci sono quelle più propriamente politiche. Le
dichiarazioni di Salvini (e anche di alcuni deputati 5 stelle) sono
inaccettabili in qualunque contesto democratico. La criminalizzazione delle
idee altrui, la volontà di annientamento degli avversari, l’odio sparso a piene
mani, la strategia di estremizzazione delle posizioni ravvivano ancora una
volta l’allarme sullo scivolamento di questo paese verso una democrazia
svuotata dei propri valori e riempita di autoritarismo. Allo stesso modo,
l’azione sempre più dura di pezzi della magistratura e dell’apparato statale in
Calabria sta conducendo verso l’azzeramento di esperienze scomode e
alternative, con il rischio (o la volontà) di sterilizzare i fermenti positivi
che ancora si sviluppano in questa Regione. Tra scioglimenti dei comuni,
interdittive antimafia e ordinanze di custodia cautelare poi annullate si sta
colpendo – da Cortale a Gioiosa a Riace – sempre più spesso chi non è
allineato.
Guardare alla magistratura e/o alle prefetture con la massima fiducia e con la
speranza che da loro venga lo sradicamento della ‘ndrangheta e della mala
politica non può significare accettare acriticamente che esse si posizionino
oltre la legge.
Ma non è ancora questo il punto.
Se si inscrive la vicenda di Mimmo Lucano dentro un perimetro esclusivamente
legalitario o politico non si può comprendere quello che è accaduto in questi
anni a Riace.
Riace è stato un modello si è chiesto qualcuno in questi giorni? Penso di si,
penso anche che forse lo abbiamo rivestito di una retorica eccessiva e non
abbiamo voluto vederne alcuni limiti (ad esempio, si dovrebbe riflettere sulla
capacità o meno di generare sviluppo economico duraturo una volta ripopolati i
borghi), ma Riace ha parlato al mondo della possibilità di salvare le vite
degli ultimi, di dargli una speranza, di costruire incontri, di privilegiare
l’umanità invece del denaro. E soprattutto Mimmo Lucano è stato un uomo, un
uomo che ha caparbiamente e generosamente dedicato le proprie energie verso
uomini e donne che non conosceva, che avevano un altro colore dal suo, che
scappavano da guerre lontane. Un uomo che ha fatto indubbiamente,
evidentemente, costantemente del bene.
E’ per questo dato – l’umanità che trionfa in un minuscolo paesino della
Locride mentre soffre nel resto del mondo – che Mimmo Lucano dovrebbe essere
candidato per il premio Nobel della Pace. Anche, o forse soprattutto, se avesse
violato qualche norma procedurale o non avesse osservato qualche disposizione
di legge. Per i suoi eventuali errori dovrebbe pagare, ma alo stesso tempo per
i suoi evidenti e straordinari meriti dovrebbe essere riconosciuto per quello
che è: un uomo speciale, un eroe.
Qualche
giorno fa, prima di questa vicenda, all’inizio del mio corso ho chiesto ad
alcuni studenti di leggere un libro di Natalia Ginzburg (Serena Cruz, o la vera
giustizia) per poi discutere del rapporto tra legge e giustizia. La tensione
tra legge e giustizia affonda nella notte dei tempi e sappiamo anche che non
sempre chi sta dalla parte della giustizia ottiene ragione. Ma questo non è un
motivo sufficiente per non continuare a stare dalla parte degli indiani, come
direbbe il mio amico Giancarlo Rafele.
Chi, come me, insegna diritto nelle aule universitarie, insegna – deve
insegnare - anche a non trasgredire la legge. Ma se mai mi capitasse di essere
sindaco della mia città e di trovarmi dinanzi ad una regola che sento
profondamente ingiusta e dalla quale può dipendere la vita di una persona,
proprio come Mimmo Lucano non esiterei, assumendomene tutte le responsabilità,
a trasgredirla. Non viviamo per essere salvi, viviamo per essere giusti.
* Nicola Fiorita è docente di Diritto Ecclesiastico e Canonico presso l'Università della Calabria. Fa parte del collettivo Lou Palanca, ed è dunque coautore di Ti ho vista che ridevi (Rubbettino, 2015) romanzo in parte ambientato a Riace. E' fondatore del movimento Cambiavento, col quale si è candidato a Sindaco in occasione delle ultime elezioni amministrative di Catanzaro.
Commenti
Posta un commento