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Visualizzazione dei post da 2021

I cipressi di San Gimignano

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I CIPRESSI DI SAN GIMIGNANO  A San Gimignano, oggi  ovunque mi girassi  con lo sguardo tutt’intorno  incontravo dei cipressi.   Un numero infinito  diritti verso il cielo  mostravano fieramente  il loro bel profilo.  “Ma guarda questi”  — ho subito pensato —  “Chissà quanti danni  hanno di certo causato”.  Terra smossa  case e tombe rotte,  radici dovunque,  persino nella botte.  “E perché mai, allora  ovunque hai turisti?  Cosa vengono a vedere  in questi posti tristi?”  “Ma quali danni,  quale terra smossa!”  mi dice una vocina  dandomi una scossa.  Quei cipressi maestosi  son qui da mille anni  portano luce e ricchezza;  altro che danni!  Abbelliscono il paesaggio  lo rendono come un fiore  fanno sì che chi guarda  si senta persino migliore.  Fanno compagnia alle case  di questa città gloriosa  conservate lungo i secoli  come cosa preziosa.  “Osserva bene”  mi dice la vocina  “paese e paesaggio  son cose assai vicine”.  “Conservando l’uno  anche l’altro si rafforza;  la cura si muov

LETTERA AI CIPRESSI

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Cari Cipressi,  che fino a ieri avete accompagnato  le visite ai nostri cari  qui nel cimitero di Caloveto  che avete da sempre disegnato ai nostri occhi  il profilo di questa collina  dove venivamo a cercare la speranza  e la comunione con i nostri morti  che per duecento anni  avete tenuto compagnia ai defunti  con le vostre chiome ondeggianti al vento  e con il canto degli uccelli che popolavano le vostre fronde  che davate riparo e refrigerio  a chi entrava in questo luogo  offrendo il fresco della vostra ombra  in ogni giorno dell’anno  Siamo qui per chiedervi Scusa   Scusa per non avervi saputo difendere  dalla furia distruttrice di chi è venuto  senza preavviso a sradicarvi  Scusa per non aver saputo trovare il modo  di far comprendere quanto eravate preziosi  per noi e per i nostri cari  Scusa perché ci è mancata l’attenzione giusta  per far sì che voi poteste continuare a indicarci il cielo,  invitandoci a superare le miserie umane  Scusa per aver permesso che con il vostro

Di cosa ha bisogno (urgentemente) il nostro Sud? Di libertà vera.

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di Tommaso Greco Prendo le mosse da due fatti recenti.  Il primo. In un intervento sul Corriere della Sera del 13 agosto, il nuovo leader del Movimento 5 Stelle, nonché ex premier, Giuseppe Conte, ha detto che il suo movimento " guarderà al Nord come non ha fatto a sufficienza fino ad ora", lasciando intendere che la locomotiva d'Italia dovrà continuare ad essere rappresentata dalle regioni settentrionali e che la soluzione del divario con le regioni meridionali non può passare da una attenzione esclusiva per queste .   Il secondo. Il poeta Franco Arminio, noto per la sua paesologia, sta portando in tournée un reading poetico che registra ovunque un grande successo di pubblico. Solo nel suo paese natìo — Bisaccia, in Irpinia — Arminio ha dovuto parlare davanti ad un pubblico ridotto perché l’amministrazione del suo paese — che da tempo è in polemica con lui — pare abbia voluto boicottare l’incontro, mostrando una esagerata rigidità nel gestire gli accessi al luogo in cui

Il delitto del cimitero

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di Tommaso Greco Ci sono fatti e cose che ti aprono una ferita nel cuore, di quelle che mai più potranno rimarginarsi. Come ad esempio vedere che all’improvviso, dall’oggi al domani, i cipressi del cimitero del paese in cui sei nato e cresciuto sono stati barbaramente tagliati, abbattuti, assassinati. Erano lì da chissà quando, certamente da più di un secolo, forse da due, erano parte del paesaggio, erano i compagni silenziosi ma amorevoli dei nostri morti. Erano lì perché qualcuno li aveva piantati con la convinzione che un luogo come quello non potesse farne a meno; erano lì perché, di generazione in generazione erano stati curati e guardati. E invece all’improvviso, dall’oggi al domani, in un attimo, essi non ci sono più. Rimangono solo i loro tronchi tagliati a mezz’aria a testimoniare che nel cimitero di Caloveto, in una giornata di fine luglio 2021, si è consumato un vero e proprio delitto.  Quei compagni silenziosi delle nostre passeggiate tra le tombe, quelle cime che dall’alto

“Tutto un programma!”

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Pieter Brueghel il Vecchio, Banchetto nuziale  (1568) di Tommaso Greco Sono il sindaco di un paesino calabrese. Mi spendo per il mio paese con tutte le energie a mia disposizione. Anche se risiedo in una cittadina diversa, sono presente tutti i giorni per risolvere i problemi dei miei concittadini. E infatti, i miei concittadini mi rispettano proprio perché mi considerano uno che risolve i loro problemi. Di questo vado molto fiero.  Il paese che amministro è, come tutti i paesi calabresi, un luogo di immigrazione nel quale “i turisti” tornano ogni anno per passare le loro vacanze. Sempre meno, a dire la verità. Un tempo, tutti tornavano nel loro paese e riempivano la piazza e le strade fino a tarda notte. Da qualche anno a questa parte, quelli che decidono di tornare — molti, infatti, non vengono neppure — se ne vanno in giro in altri posti, magari affittano la casa al mare, o comunque si disperdono nei paesini vicini, sempre pieni di iniziative. Per affrontare questa situazione, ormai

Come dare giustizia al dolore attraverso i libri: una nota a 'Malinverno'

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  di Tommaso Greco 1. Ho il difetto di arrivare a volte un po’ in ritardo agli appuntamenti. Solo un po’, ma quanto basta per giungere nel luogo fissato quando altri sono già arrivati. Mi capita anche con le recensioni: le scrivo quando il libro che vorrei segnalare è stato ampiamente letto, ma soprattutto quando ormai molti gli hanno già dedicato note, presentazioni e appunto recensioni di varia natura. Lo prendo come un vantaggio, e quasi un lusso: l’essere ritardatario, in questo caso, mi permette di sorvolare su molte cose già dette da altri e di soffermarmi su aspetti che possono essere considerati secondari ma che  per me  diventano preponderanti.  Di  Malinverno  — il romanzo di Domenico Dara pubblicato l’anno scorso da Feltrinelli, cui ha arriso fin da subito un grande e meritato successo e di cui possono essere lette numerose recensioni che ne ricostruiscono il contenuto e ne lodano il valore letterario —, voglio dire innanzi tutto che mi fa venire in mente una stagione nella

A. Huxley, L'albero d'olivo (1939)

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  V. Van Gogh, Giardino di olivi (1889)    Il file è disponibile in formato pdf sulla pagina Academia del Laboratorio Camenzind: A. Huxley, L'albero d'olivo (1939)

Abitare il tempo sospeso. Una riflessione (paesologica) sul triduo pasquale

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Foto di Mario De Vincentis  di Umberto Mazza " Hoje è mortu u Signuru ".  Quante volte ho sentito questa frase  dalla viva voce dei vecchi del nostro paese; la morte e passione di Cristo era vissuta veramente come qualcosa di realmente accaduto, una rievocazione di un dolore che era  lo stesso che si provava ogni volta che si pensava al giorno della morte dei propri cari. Raccontano le cronache paesane che i padri passionisti che venivano chiamati a fare la predica del Venerdì Santo creavano una tensione emotiva tale che nessuno rimaneva impassibile alle loro parole: la gente piangeva come se quel lutto  toccasse  nel profondo  la propria coscienza . E lo era di fatto. Anche i lamenti funebri, bellissimi, e la disposizione della processione rendevano tutto molto reale.  La spettacolarizzazione, che ha reso i fedeli puri spettatori, almeno nel nostro paese, è un fatto iniziato nei primissimi anni novanta. A dare maggiore veridicità al fatto che Gesù è veramente morto, è stat

Pensare il Sud

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Una breve riflessione a partire da F. Cassano,   Il pensiero meridiano,  Laterza, Roma-Bari 1995. Qualche settimana fa, un mio amico mi raccontava, indignato e umiliato, un servizio mandato in onda dal Tg2. Per commentare la solita relazione dell’Istat sulla ricchezza delle nostre regioni, la pubblica informazione non aveva trovato di meglio che far vedere, per la regione più ricca (la Valle d’Aosta), una via splendente di negozi e vetrine, attraversata da frettolose signore in pelliccia; per la regione più povera (la Calabria), una vecchietta, vestita di nero, che lentamente trascinava il suo passo, portando sulla testa una fascina da mettere al fuoco. Il mio amico mi raccontava tutto questo e io ero felice. Sentivo che la sua rabbia non era dovuta al fatto che non avessero mostrato i negozi e le vie trafficate, che pure ci sono in Calabria; quella rabbia derivava dal non veder riconosciuta la dignità di un’altra forma di vita. Con un bellissimo atto d’orgoglio e senza alcun vittimism