I cipressi di San Gimignano
I CIPRESSI DI SAN GIMIGNANO
A San Gimignano, oggi
ovunque mi girassi
con lo sguardo tutt’intorno
incontravo dei cipressi.
Un numero infinito
diritti verso il cielo
mostravano fieramente
il loro bel profilo.
“Ma guarda questi”
— ho subito pensato —
“Chissà quanti danni
hanno di certo causato”.
Terra smossa
case e tombe rotte,
radici dovunque,
persino nella botte.
“E perché mai, allora
ovunque hai turisti?
Cosa vengono a vedere
in questi posti tristi?”
“Ma quali danni,
quale terra smossa!”
mi dice una vocina
dandomi una scossa.
Quei cipressi maestosi
son qui da mille anni
portano luce e ricchezza;
altro che danni!
Abbelliscono il paesaggio
lo rendono come un fiore
fanno sì che chi guarda
si senta persino migliore.
Fanno compagnia alle case
di questa città gloriosa
conservate lungo i secoli
come cosa preziosa.
“Osserva bene”
mi dice la vocina
“paese e paesaggio
son cose assai vicine”.
“Conservando l’uno
anche l’altro si rafforza;
la cura si muove attenta:
è una vera forza”.
Là dove, purtroppo, invece
manca ogni rispetto
si distrugge ogni cosa
gonfiando anche il petto.
“Ma attenzione”,
conclude la vocina:
“dove si tagliano i cipressi
la fine è assai vicina”.
Non può esserci paese
se distruggi la memoria;
il futuro non arriva
se calpesti la storia.
Cancellare il paesaggio
è annullare tutto un paese;
è un crimine di cui qualcuno
deve pagare le spese.
La morale quindi è questa:
“Conservate gli alberi
e preserverete voi stessi”.
Chi vi illude tagliando il passato
vi sta facendo fessi.
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