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Visualizzazione dei post da 2019

I 70 anni della strage di Melissa: memoria (e lotta) per la giustizia

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Era il 29 ottobre del 1949 quando la polizia italiana sparò sui contadini che, a Melissa (come in molti altri paesi della Calabria) reclamavano l'applicazione dei decreti Gullo per la redistribuzione delle terre incolte. Rimasero uccisi Francesco Nigro, di 29 anni, Giovanni Zito, di 15, Angelina Mauro, di 23. I loro nomi rimangono scolpiti nella memoria di quanti hanno a cuore l'emancipazione degli 'ultimi', ma rimangono soprattutto per ricordarci che -- sia allora, che oggi -- la Calabria, come tutto il Sud, e come tutti i Sud del mondo, è luogo dove un tempo si è lottato per vincere le ingiustizie, e dove bisogna continuare a lottare se non ci si vuole arrendere alla legge di chi detta legge. Quei giovani, con i loro nomi e con la loro morte, rimarranno vivi se sapremo prenderli ad esempio di un modo di stare nel mondo: un modo che è consapevole innanzi tutto che si ha il dovere di lottare per conquistare ciò che ci spetta. Ci sarà sempre qualcuno che avrà inter

LIBERTA’ E GIUSTINA IN ARGENTINA

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Mia nonna si chiamava Giustina e non per caso nacque in Argentina. Anzi, meglio: mia nonna nacque in Argentina e proprio per questo fu chiamata Giustina. I suoi genitori erano infatti, come tanti, partiti su una grande nave accompagnati dai santi. Cercavano lavoro e un po’ di dignità: un’altra figlia la chiamarono Libertà. Erano idealisti? Non lo saprei dire. Certo volevano di più che guadagnare delle lire. Cercavano qualcosa che nel loro paese non avevano e col nome delle figlie decisamente lo dicevano. Sentivano bene nella mente e nel petto che non si è uomini né donne se non si gode di rispetto. Quel rispetto invocato dal volto di ciascuno che se lo guardi ti fa capire il valore di ognuno. Non posso non pensare a Libertà e Giustina ora che di Bobbio vado a parlare in Argentina . Aveva ideali  —  Giustizia, Libertà  —  che tutto il mondo dice: riunisco a Buones Aires i miei studi e la mia radice.

A Rutta e ru Palummaru (nel complesso delle Grotte dette di San Giovanni Calybita a Caloveto)

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Esattamente quattro anni fa abbiamo pubblicato un articolo di Caterina Palmieri dedicato alla Grotta di San Giovanni Calybita, un patrimonio enorme per la storia e la cultura, non solo del paese di Caloveto ma di tutto il territorio del Nord-est calabrese, in quanto si tratta di un luogo che tra l'altro è certamente collegato alla storia di altri luoghi simili disseminati nel territorio. L'articolo, che si può leggere qui , aveva il merito di alzare un grido di dolore per la condizione della Grotta. Un grido rimasto purtroppo inascoltato, almeno fino ad oggi. Certo è che la condizione della Grotta è ormai disastrosa, tanto più se si pensa che alcuni dei suoi ambienti sono diventati irraggiungibili. Di uno di questi ambienti ci parla Umberto Mazza nello straordinario reportage che pubblichiamo qui di seguito, realizzato grazie ad un vero e proprio "azzardo": è diventato infatti rischiosissimo raggiungere la Grotta del Palummaru , a meno che non si sia dotati

NASRIN SOTOUDEH, UNA VITA PER DIFENDERE

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di Gaetano Pacchi L’evento, dal titolo “ Nasrin Sotoudeh, una vita per difendere ”, è dedicato a far conoscere e a dare voce all’avvocata iraniana Nasrin Sotoudeh , la quale è detenuta perché tutela nel suo Paese i diritti umani, in generale, e quelli delle donne, in particolare. L’iniziativa consiste nella lettura a tre voci (due femminili e una maschile) di lettere e interventi di Nasrin Sotoudeh che descrivono in ordine cronologico il suo percorso umano e professionale: si parte dalle lettere inviate ai figli, al marito, al capo della Magistratura iraniana e dal ricordo di Haleh Sahabi (figlia di un noto attivista iraniano per i diritti umani), scritti nel 2011, durante il primo periodo di detenzione; si prosegue con la lettera dell’11 dicembre 2012 (composta in occasione del conferimento del Premio Sacharov) e il messaggio del 22 giugno 2018 (scritto dieci giorni dopo essere stata di nuovo arrestata per il suo sostegno alle donne che, a Teheran, lungo il Vi