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Visualizzazione dei post da luglio, 2017

“Cchi mi cunti?” Tre forme del radicamento nei racconti di Mimmo Bitonto

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di Tommaso Greco Alla memoria di zu Giuseppe Mazza,  grande cuntastorie di Caloveto Michele Tucci - Crosia La raccolta di racconti appena pubblicata da Mimmo Bitonto — Cunta cu  (Edizioni Città del Sole, Reggio Calabria) — ha un titolo bellissimo e familiare. Quando noi calabresi incontriamo qualcuno gli chiediamo sempre “cchi mi cunti?” (“cosa mi racconti?”). Dice giustamente Pierpaolo Cetera nella prefazione al volume che l’espressione “cunta cu” è da intendere come «un invito, un’attesa». Ciò significa che ‘cuntare’ è attività che implica l’esistenza di una relazione, e per questo dire a qualcuno “cchi mi cunti?” è un modo per ristabilire una relazione interrotta dalla distanza o dal tempo, per creare una complicità, magari anche solo momentanea. Ma cuntare è anche un tramandare , consegnare qualcosa a qualcuno perché lo possa custodire, e magari lo consegni a sua volta a qualcun altro. Anzi sappiamo bene che quando una cosa l’abbiamo cuntata , essa è potenzialme

Calabria del Nord-Est: trent’anni… in marcia indietro

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di Tommaso Greco Foto di Francesco Sapia Sono passati trent’anni da che sono partito dalla Calabria. Lo dico non perché voglia infliggere ai lettori memorie personali, e men che meno per fare riflessioni sconsolate sul tempo che passa. Lo dico perché questa evenienza mi permette di proporre una riflessione che vuole avere carattere pubblico e che ha a che fare, non con il sottoscritto, ma con la Calabria che ho lasciato e che ritrovo ogni volta. E la riflessione che voglio fare è la seguente, qui sintetizzata nella maniera più semplice e diretta possibile: in questi trent’anni la Calabria che ho lasciato, quella che vivo e sperimento ogni volta che ci ritorno — per intenderci: la Calabria che Franco Filareto ha chiamato ‘ Calabria delNord-Est ’, quella compresa tra Sibari e Cariati — ha fatto passi da gigante; ma sono stati passi compiuti all’indietro, non in avanti. Passi verso il peggio e non verso il meglio. Quando mi sono iscritto all’Università di Pisa nel 1987 si via