Il delitto del cimitero

di Tommaso Greco


Ci sono fatti e cose che ti aprono una ferita nel cuore, di quelle che mai più potranno rimarginarsi. Come ad esempio vedere che all’improvviso, dall’oggi al domani, i cipressi del cimitero del paese in cui sei nato e cresciuto sono stati barbaramente tagliati, abbattuti, assassinati. Erano lì da chissà quando, certamente da più di un secolo, forse da due, erano parte del paesaggio, erano i compagni silenziosi ma amorevoli dei nostri morti. Erano lì perché qualcuno li aveva piantati con la convinzione che un luogo come quello non potesse farne a meno; erano lì perché, di generazione in generazione erano stati curati e guardati. E invece all’improvviso, dall’oggi al domani, in un attimo, essi non ci sono più. Rimangono solo i loro tronchi tagliati a mezz’aria a testimoniare che nel cimitero di Caloveto, in una giornata di fine luglio 2021, si è consumato un vero e proprio delitto. 
Quei compagni silenziosi delle nostre passeggiate tra le tombe, quelle cime che dall’alto guardavano le nostre camminate a far visita a chi ci guarda dall’altra parte — io ci andavo spesso insieme ad amici con cui condivido la convinzione che il dialogo con i morti è parte della nostra vita — ebbene, quei compagni dalla figura inconfondibile ora non ci sono più. Non c’è più la loro ombra ristoratrice nei caldi estivi, non c’è più il paesaggio che essi disegnavano e che ci era tanto familiare. Rimane solo uno spazio desolato e desolante, privo di ogni vita: un luogo morto è quello che ci aspetta. E rimane la desolazione e l’indignazione espresse da molti cittadini, una volta viste le foto di questa barbarie. 

Naturalmente l’amministrazione comunale che con tanta leggerezza ha fatto scempio di un mondo e di una storia ha avuto i suoi motivi. Si tratta solo di capire quali. L’ordinanza sindacale n. 249 del 9 luglio 2021 accampa infatti ragioni di «necessità e urgenza di intervenire nell’area cimiteriale al fine di garantire la sicurezza all’interno dell’area cimiteriale». Strano che queste ragioni di necessità e urgenza, che finora non si erano avvertite, siano sorte in concomitanza con la necessità di spendere i soldi di un finanziamento apposito, come risulta dalla determina del responsabile dell’ufficio tecnico n. 127 del 21 giugno 2021 (l’ennesima occasione da sfruttare, insomma, da parte di un ufficio tecnico molto attivo ultimamente nel dare incarichi diretti, come già segnalato dall'opposizione). 
Ed è davvero incredibile, che pur avendolo programmato — come appunto risulta da questa determina — non si siano chieste per l’abbattimento degli alberi le autorizzazioni che pur erano necessarie: infatti, l’abbattimento viene notificato a cose fatte alle autorità competenti (le quali, dato che non potevano intervenire in anticipo, ci auguriamo che possano farlo ex post verificando se ci sono state violazioni di legge). E sempre leggendo le motivazioni riportate nell’ordinanza: può bastare per un intervento del genere il sopralluogo dei vigili urbani, che pur essendo numerosi in un paese di meno di mille abitanti, non risulta abbiano competenze specifiche in materia? 

La cosa più triste e più incredibile, comunque, è che nella ordinanza sindacale ci si riferisce alle «segnalazioni di diversi cittadini con cui chiedono l’estirpazione di alcuni alberi che stanno provocando danni alle strutture di monumenti funerari». Lasciamo da parte i soliti problemi di sintassi e di conoscenza della grammatica italiana, di cui l’amministrazione calovetese ha dato plurime prove, e andiamo al sodo. Ammesso che “molti cittadini” abbiano reclamato per quei cipressi che insidiavano le tombe dei loro familiari: o perché ne venivano sporcate, o perché quegli alberi, con le loro radici, addirittura “rompevano” i “monumenti funerari” (ma dovrebbe essere noto a tutti che i cipressi hanno radici che non fanno danni, anzi danno stabilità al terreno, ed è anche per questo che vengono piantati dovunque nei cimiteri), siamo in molti a domandarci: è mai possibile che, per risolvere un problema circoscritto, si debba adottare una soluzione tanto radicale? È mai possibile che esigenze individuali e particolari debbano condizionare le scelte di una comunità e pesare in modo così arbitrario sulla storia passata e futura di un intero paese? Davvero non erano ipotizzabili altre soluzioni (compreso lo spostamento delle tombe, se proprio era necessario)? Si stenta a crederlo. 

La verità, purtroppo, è che, quello che può sembrare un fatto circoscritto — per quanto gravissimo—, ci aiuta a decifrare un intero sistema. Ci aiuta ad aprire gli occhi sul fatto che ormai da anni il cimitero di Caloveto è diventato un mercato nel quale gli interessi privati prevalgono su quelli pubblici nell’assegnazione degli spazi (basta dare un’occhiata ai loculi più recenti) e nel quale se si hanno le amicizie giuste tra gli amministratori si riesce ad avere la tomba per un proprio familiare. E ci aiuta ad aprire gli occhi sul fatto che la comunità calovetese è governata da una amministrazione che non ha nessuna cura per il bene della comunità, per la sua storia, per le sue tradizioni, e soprattutto per la sua vita sociale. A prendere le decisioni, non ci sono persone che amano il paese, bensì una cricca, attenta solo agli interessi personali, propri e dei propri fedeli seguaci (quelli di cui, con le modalità illecite che conosciamo, ci si è garantiti il voto), sempre pronti questi ultimi a manifestare il loro atteggiamento servile.

Che i nostri morti ci perdonino e, se possono, ci aiutino a ritrovare l’orgoglio di un tempo perduto. Altrimenti quei tronchi tagliati a mezz’aria saranno solo la metafora di un paese che, con le sue stesse mani, si è condannato a morire per sempre.









PS. Dalle foto qui sotto è fin troppo evidente che non ci sono danni provocati dalle radici dei cipressi. Si può vedere inoltre il ....bel risultato finale.













Commenti

  1. Non e` il cipresso che salva, ma l'accettazione di Gesu` nel cuore. " La sua Parola." I cipressi forse hanno servito a qualcuno che non aveva legna ,oppure a qualche ordine, per farne croci e
    crocifissini; avevi mai pensato a questo? Il cipresso, dopo lavorato ha quella procedura, che dura moltissimo. vi fanno le statue, e le bare da, morte. Lo sapevi? No.O qualsiesi cosa? Ora ti saluto, ciao.

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