Racconti del Pataro
di Mimmo Bitonto Il narratore – homo dell’anno 1000, speziale e, in tarda età, archiatra – è un vecchio che in gioventù ha girovagato per l’intiera Italia, allora costituita da un’unica immensa foresta che di tanto in tanto si apriva in piccole o ampie rade, naturali o disboscate, le quali accoglievano case sparse, villaggi, borghi e città, per subito richiuderli dalla sua macchia, spesso impenetrabile. Rare le strade, le meglio conservate avevano mille e più anni e costruite dagli antichi romani, come le vie Appia, Salaria, Popilia, e la via Franchigena, che da Roma raggiungeva la Gallia a nord e Brindisi, ove era un imbarco per le crociate, a sud; praticate, quando la quantità delle acque le permetteva, le vie fluviali e quelle marittime a cabotaggio, a meno che non si possedessero grandi flotte, commerciali e militari, come a Venezia, Genova, Pisa e Amalfi; i restanti erano sentieri impervi, mulattiere sconnesse e tortuose, frequentati da feroci grassatori, che provavano a